PETARDI PETARDI PETARDI.

Sarà l’inverno, sarà che la passione per gli oggetti incandescenti & detonanti non è mai passata, fatto sta che mi ritrovo a ricordare con malinconia e gioia quello che posso chiamare -con una lagrima di nostalgia che mi riga il volto- “il tempo dei petardi”. Che cazzo di figata (mi si scusino le parolacce ma l’infogo, nei giovani cagliaritani d’oggi prende in questa maniera. Si proferiscono parole scurrili non per maleducazione ma unicamente per mostrare passione) CAZZO, CULOFIGATETTE, che grandissima gioia era avere la tua scatola di Fiesta! O di Raudi, o i Minerva, o se proprio eri un temerario, (e se a casa te li lasciavano comprare) i MEGA.

La scatola di petardi era un tesoro, un forziere di piccolissimi lingotti esplosivi con cui potevi fare tanti divertentissimi giochi vandali: metterli sotto terra per simulare le mine antiuomo, inserirli all’interno di lattine, bottiglie, muretti di mattoni per poi vederli saltare in aria in maniera sempre diversa, sempre fantastica, sempre gustosamente rumorosa. I petardi si lanciavano all’uscita di scuola; per noi della scuola media Spano, noi che avevamo “il rientro” serale, quel rumore, quel lampo nella notte che innescava gli antifurto delle macchine aveva il profumo di una libertà tutta nuova. Basta! Ho deciso: questo carnevale andrò a comprarmi una scatolona di MINERVA, TRE STELLE ***(i più potenti, anche se leggenda narrava ci fossero anche i 4 stelle), e recuperate numerose macchinine dalla cantina ne farò esplodere il più possibile. Ovviamente non sarò solo, questo revival è condiviso da molti adepti. E so già che sarà un successo.

Questo flusso di incoscienza deve finire.

“E non sono infantile. Mi lascio solo trasportare.”

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