Lettera aperta a una ragazza ma/gra/ssa.

Ogni giorno una ragazza si sveglia e spreca parte delle sue energie ad inseguire stereotipi autogenerati dalla propria convinzione che per gli altri, per tutti gli altri, ci sia un canone di bellezza universale. Ogni giorno una ragazza si sveglia e sente di essere un cesso perché ha poche tette o forse troppe, la curva del culo a mela e invece sarebbe stato meglio a pera o forse a pomodoro, perché ha la bocca troppo piccola rispetto ad Angelina Jolie, perché ha i denti troppo grandi, perché è troppo bassa, troppo alta, perché non ha lo spazio tra le cosce a gambe unite, perché è troppo muscolosa o troppo esile, perché vorrebbe essere più curvy, più skinny.

Ogni giorno 3 miliardi di ragazzi si svegliano e non hanno ancora capito un cazzo di tutti questi discorsi: tra di loro troverai i convinti sostenitori delle mongolfiere così come delle tavole da surf, troverai quelli a cui piacciono pere, mele, pomodori e a volte anche le banane. Troverai chi rifugge la volgarità delle labbra carnose, chi non può farne a meno. Ma la cosa migliore è che troverai chi detesta le ragazze basse e poi si innamora di un puffo, troverai chi non conosce l’inglese e skinny e curvy vanno bene tutte e due.

Ciò che voglio dirti, cara amica, è che non importa che tu sia piattella o mammella: di sicuro ad alcuni di noi basterà che respiri, ma là fuori è pieno di persone a cui piacerai esattamente come sei. Non c’è un motivo logico, esattamente come non c’è un motivo logico nelle tue costanti paranoie davanti allo specchio. Quindi per favore smettila di sfracellarti i neuroni alla ricerca del riflesso della perfezione che ti sei disegnata nel cervello, butta lo specchio e inizia a guardare il tuo riflesso negli occhi di chi ti circonda. Non ha molto senso continuare a sprecare i migliori anni della propria vita a rincorrere sé stessi per poi accorgersi, un giorno, di essere diventati vecchi e dover ricominciare daccapo. Per cosa poi? Per lasciare nella tomba uno scheletro con inserti in silicone.

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