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FAN SU FACEBOOK: DOPARSI PER (NON) VINCERE

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Ogni giorno mi arrivano talmente tante richieste che ormai non le guardo nemmeno più. “Metti mi piace sulla mia pagina! Dai! Aiutami a crescere!”

– A proposito, quanti fan ha la tua pagina? 6400.

– Pfui, dilettante! Io vado per i 24000.

È subito gara di piselli. Ho più fan di te e ciò significa che sono più importante, più interessante e persino più bello. Non sono io a dirlo, è facebook.

Quanto contano i fan nel mondo social? Tantissimo.

Il numero dei fan certifica che il tuo prodotto, la tua azienda, il tuo blog, la tua arte, il tuo cane, gode dell’apprezzamento del pubblico. Mica noccioline.

La popolarità del tuo marchio è un eccezionale lasciapassare per la gloria: ti permetterà di essere rispettato e ammirato dalla community.  Gasparri che irrideva i suoi interlocutori rei di avere solo 48 followers ci ha insegnato che in internet il nostro valore è dato non da ciò che diciamo ma da quanto seguito abbiamo.

E tutti gli abbiamo creduto.

Racimolare fan über alles – per far crescere il nostro giardino di seguaci, per essere importanti agli occhi di Gasparri siamo diventati esseri disposti a tutto. Non lo dico io, lo dice l’internet. Insomma, guardatevi attorno: potrete constatare facilmente quanto patetico pietire like ci sia in giro.

Ma perché è così importante avere i fan su facebook? Perché?

Perché i like portano i dindi. Sempre lì torniamo. In un mercato normale con regole normali avrebbe anche senso: più fan, più visibilità.

Peccato che avere molti fan non significhi che i tuoi contenuti arriveranno a tantissime persone. Da quando facebook ha introdotto la sponsorizzazione e i contenuti a pagamento, la visibilità della tua pagina è ridotta all’osso. E con ridotta all’osso intendo dire che se urli dalla finestra di casa forse raggiungi più persone. (Per approfondimenti leggi FACEBOOK PROMUOVIMI QUESTO!).

Inoltre i fan si possono comprare, e costano pure poco. Ebbene sì.

La brama di fan, followers e like è diventata un fenomeno talmente grande da far fiorire aziende dedicate: compagnie che si occupano esclusivamente di pimpare profili e accrescere il numero di seguaci virtuali.  A pagamento ovviamente.

Da SeoClerks ad esempio, (ma potete dare uno sguardo anche su Letusfollow.com e Growfollowers.com) potete comprare 20.000 fan per la modica cifra di 18 dollari americani. Volete 4000 follower su twitter? 15 dollari. Vi interessa apparire popolari su Instagram. Tranquilli, si può fare. Doping garantito e in pochi giorni il vostro account avrà migliaia di seguaci.

Ma è legale? È lecito? Chissenefotte. Internet è un mondo senza regole.

La scelta è  ampia: fan reali costano un po’ di più, ma se vi accontentate dei fan “fake”, creati da bot appositi (programmi che generano in automatico profili fasulli) i prezzi sono davvero stracciati.

L’ho provato anche io. 5000 fan per 5$. Funziona. Mica male, se pensate che per 5$ ho acquisito il diritto di dialogare alla pari con Gasparri.

Peccato che il doping abbia degli effetti collaterali. Ad esempio? Beh, se comprate troppi fan a caso potrebbe essere che qualcuno se ne accorga: nel mio caso ad esempio, ora la città in cui sono maggiormente popolare è Beirut. Nonostante io scriva più o meno in italiano. E nonostante io non sia mai stato a Beirut.

Quanto contano i numeri rispetto al reale engagement dei fan/follower? E se i valori sono dopabili, quanto vale il rapporto tra quantità e qualità? Forse è il caso di iniziare a chiederselo.

Ma no, ma chi se ne importa, tanto queste cose non le controlla nessuno.

Ciò che conta è che ora ho 15000 fan e quindi sono un figo.

P.s. Se vi piace l’argomento vi consiglio questo post dal titolo: Fake adv e fake fan nei social network: a chi servono davvero? 

Addio Iva, la Sardegna in festa

 

Addio Iva, la sardegna in festa

La notizia è di quelle che fanno scalpore e migliaia di siti internet rimbalzano le dichiarazioni della nota conduttrice televisiva. Forse ci sarebbe da dispiacersi, forse ci sarebbe da riflettere ma i sardi festeggiano. Iva Zanicchi se ne va dalla Sardegna. Giunta in vacanza, ma non per questo inoperosa sul fronte delle iniziative propagandistiche, visti gli scarsi risultati ha optato per una scelta forte, di quelle che fanno rumore. Niente più Iva in Sardegna quindi, o almeno così pare a quanto si legge dalle dichiarazioni sul suo profilo twitter. Ma statene certi: sentiremo nuovamente parlare di lei entro il 30 giugno di quest’anno.

Sempre che la comunità europea non confermi prima che OK, il prezzo è giusto.