JU PENG E IL BEDSURFING VS IL GIORNALISMO ITALIANO SUL WEB: CHI È LA MIGNOTTA?

giornalismobarchette

Alla maggior parte di voi in questi giorni sarà capitato di leggere la storia di Ju Peng, avvenente 19enne cinese che vuole girare il mondo e offre una notte di sesso a chiunque sia disposto ad ospitarla.

“Sesso in cambio di ospitalità, blablabla, nuova pratica, blablabla bedsurfing blablabla” titolavano i nostri amati quotidiani qualche giorno fa, avendo cura però di precisare che no, trattasi non di volgare bagascia ma di nuova pratica che chiamasi “bedsurfing”. Nel suo annuncio (pubblicato su weibo, il twitter cinese) infatti la bedsurfer Ju Peng si riserva il diritto di scegliere: si farà ospitare solo da ragazzi belli, under30 e che non vivano coi genitori (quindi è già chiaro che in Italia non vuole venirci). She is “looking for temporary boyfriends who must be “good looking, under 30, taller than 1.75 metres and, of course, rich.” Pure alti li vuole. Noi sardi per un motivo o per l’altro siamo sempre discriminati.

Vabbé. Comunque… nonostante la giovine non voglia venire in Italia, l’Italia, ça va sans dire, terra del maschio vero, è però il luogo dove la notizia ha attecchito maggiormente.

Il Fatto Quotidiano (3 ore fa) è l’ultimo arrivato “Sesso in cambio di ospitalità”. Dalla cina la 19enne Ju Peng lancia il bedsurfing, ma la notizia è stata rimbalzata, negli ultimi 4 giorni, dalle maggiori testate italiane (Panorama, LiberoQuotidiano, Unione Sarda.it, il Messaggero, il Tempo, TgCom etc etc). Se cercate su google news “Ju Peng” potete verificare da soli. Da qualche giorno, per la precisione il 28 ottobre, data che coincide con la prima pubblicazione della notizia sulla stampa nostrana, è nata anche la pagina facebook di Ju Peng , pagina palesemente falsa in cui vengono ricicciate le stesse 4 foto che si trovano in giro per il web e si susseguono fiumi di commenti di maschi arrapati che lasciano in pubblico il proprio numero di cellulare. (annotateveli  e scriveteli nei bagni degli autogrill, vi prego).

Proprio la presenza ossessiva di quelle stesse quattro foto mi ha fatto subodorare la turbocazzata: “che sia una bufala?” Mi son chiesto. Così, stancamente, ho provato a fare il lavoro che dovrebbe fare qualsiasi giornalista. Ho inserito la foto su google immagini (lo sapete, vero, che inserendo una foto si possono cercare tutte le corrispondenze della stessa immagine sull’intero web? Vero che lo sapete?) e  … indovinate un po’?

(rullo di tamburi)

È una bufala! E attenzione, A T T E N Z I O N E… vi dirò di più:  nel resto del mondo lo sanno già. “Chinese girl offering sex to pay for travel is a hoax”  titolava il Telegraph DUE GIORNI FA. La bufala è stata infatti creata -come spesso accade di questi tempi- per promuovere un’applicazione per il telefonino che si chiama Youjia, una sorta di clone di Tinder. (Non sapete cos’è tinder? Leggete qui)

Per scoprirlo io ho impiegato ben 18 secondi, senza muovermi dalla mia scrivania. In Italia, invece, si continua a discutere sulla dubbia moralità della giovane cinese. In Italia, oggi, 1 novembre 2014, ci sono testate nazionali che continuano a proporci questa notizia come vera. Certo, direte voi, per scoprirlo c’è bisogno di essere dei grandi giornalisti… ah eh, e bisogna conoscere l’inglese.

E saper usare un motore di ricerca.

Non è da tutti, lo so.

Scusatemi se mi do delle arie, sono un ragazzo presuntuoso.

Quindi chi è la mignotta? Ju Peng o il giornalismo italiano? A voi le restanti considerazioni in merito.

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